I messaggi WhatsApp e gli sms conservati nella memoria di un cellulare sono considerati documenti ai sensi dell’art. 234 c.p.p. I testi delle conversazioni e dei messaggi possono essere legittimamente acquisiti ed utilizzabili ai fini del giudizio se ottenuti mediante riproduzione fotografica a cura degli inquirenti. L’acquisizione di tali testi non soggiace alle regole applicate per la corrispondenza e per le intercettazioni telefoniche (Cassazione penale, sezione VI, sentenza 17 gennaio 2020, n. 1822).
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