Pronunciandosi sul ricorso proposto avverso la sentenza con cui la Corte d’appello, nel confermare la sentenza di primo grado, aveva condannato l’imputato per il reato di coltivazione di quattro piante di marijuana e di detenzione di inflorescenze di marijuana, di sostanza essiccata tipo marijuana e di hashish, la Corte di Cassazione (sentenza 11 gennaio 2021, n. 644) – nel disattendere la tesi difensiva, secondo cui la condotta era da considerarsi inoffensiva, perché a fronte della esigua quantità di piante rinvenute, i giudici non avevano verificato se queste fossero effettivamente in grado di produrre sostanza drogante – ha invece ribadito, in linea con la recente giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di cassazione, che in tanto può farsi questione di uso personale del prodotto della coltivazione solo laddove ciò discenda dalla possibilità di escludere in realtà la stessa condotta di coltivazione, la cui tipicità difetta in presenza di indici, rappresentati dalle tecniche rudimentali e da uno scarso numero di piante, che denotino la natura “domestica” della condotta.