Pronunciandosi sul ricorso proposto avverso la sentenza con cui la Corte d’appello aveva confermato la condanna inflitta in primo grado ad un uomo per il reato di lesioni personali aggravate dai motivi abietti e futili, la Corte di Cassazione (sentenza 29 luglio 2020, n. 23075) – nel disattendere la tesi difensiva, secondo cui non potrebbe configurare motivo abietto o futile la gelosia, ancorché collegata ad un abnorme desiderio di vita comune – ha diversamente affermato che la gelosia può integrare l’aggravante dei motivi abietti o futili, quando sia connotata non solo dall’abnormità dello stimolo possessivo verso la vittima o un terzo che appaia ad essa legata, ma anche nei casi in cui sia espressione di spirito punitivo, innescato da reazioni emotive aberranti a comportamenti della vittima percepiti dall’agente come atti di insubordinazione.
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