Pronunciandosi sul ricorso proposto avverso l’ordinanza con cui il tribunale del riesame aveva confermato il provvedimento di sequestro probatorio disposto dal PM che aveva interessato numerosi semi di cannabis e stecche di sigarette contenenti sostanza stupefacente del tipo marijuana, la Corte di Cassazione (sentenza 17 settembre 2020, n. 26157) – nel disattendere, per quanto qui di interesse, la tesi difensiva, secondo cui i giudici di merito avrebbero errato nell’interpretare le norme in materia di istigazione, contestando i criteri utilizzati per la decisione – ha infatti affermato che è ravvisabile nella condotta di chi mette in commercio semi di cannabis, corredandoli di un manuale per la coltivazione, un nesso ideologico e programmatico idoneo ad attribuire in modo inequivoco, in capo al venditore, l’attività di commercializzazione di semi e la coeva esternalizzazione di un messaggio indirizzato agli acquirenti del prodotto, in termini di istigazione alla commissione di illeciti.
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