Pronunciandosi su un ricorso proposto avverso la sentenza con cui la Corte d’appello aveva confermato la condanna inflitta a due soggetti per il reato di rapina aggravata ai danni di una donna, la Corte di Cassazione (sentenza 15 dicembre 2020, n. 35877) – nel disattendere la tesi difensiva, secondo cui il reato doveva ricondursi nell’alveo del furto aggravato, stante l’assenza della minaccia – ha invece affermato che la minaccia costitutiva del reato di rapina, oltre che essere palese, esplicita e determinata, può essere manifestata in modi e forme differenti, ovvero in maniera implicita, larvata, indiretta ed indeterminata, essendo solo necessario che sia idonea ad incutere timore ed a coartare la volontà del soggetto passivo, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell’agente, alle condizioni soggettive della vittima e alle condizioni ambientali in cui questa opera.
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