Pronunciandosi su un ricorso proposto avverso la ordinanza con cui il tribunale del riesame aveva confermato l’ordinanza di rigetto dell’istanza di riconoscimento degli arresti domiciliari, in sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere, in atto applicata all’autore del noto raid razzista di Macerata, in cui rimasero vittima diverse persone fatte oggetto di colpi d’arma da fuoco sparati dall’uomo a bordo di un’autovettura, la Corte di Cassazione (sentenza 25 febbraio 2020, n. 7425) – nel disattendere la tesi difensiva secondo cui l’uomo era pervenuto ad una piena comprensione, sociale prima che giuridica, della negatività della sua condotta, quindi erroneamente gli erano stati negati gli arresti domiciliari – ha, diversamente, rilevato che, correttamente, i giudici del riesame avevano ritenuto detto pentimento tardivo e poco convincente, a fronte della gravità della condotta perpetrata e delle ragioni che ne stavano alla base.
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