Pronunciandosi su un ricorso proposto avverso la sentenza con cui la Corte d’appello, ribaltando la pronuncia assolutoria di primo grado, aveva condannato per il reato di violenza o minaccia a pubblico ufficiale un uomo che, con insistenza, aveva richiesto ed ottenuto dal Sindaco del comune in cui risiedeva somme di denaro legate alla sua situazione di indigenza, la Corte di Cassazione (sentenza 28 aprile 2020, n. 13153) – nell’accogliere la tesi difensiva, secondo cui nel caso in esame la violenza o minaccia posta in essere dall’imputato non avevano in alcun modo inciso sulla determinazione volitiva del Sindaco, che non aveva mai consegnato somme di denaro non dovute in violazione di leggi o regolamenti – ha diversamente affermato che la continua ed insistente presenza per richiedere elargizioni legate allo stato di indigenza si risolveva in una generica condotta invasiva e petulante, nella quale avrebbe potuto configurarsi il meno grave reato di molestie.