Pronunciandosi sul ricorso proposto avverso la sentenza con cui la Corte d’appello aveva confermato la condanna inflitta in primo grado ad un uomo, reo di non aver impedito alla propria moglie convivente di cagionare lesioni e provocare maltrattamenti nei confronti del figlio minorenne, la Corte di Cassazione (sentenza 17 febbraio 2020, n. 6209)– nel disattendere la tesi difensiva secondo cui uomo era inconsapevole delle condotte violente tenute dalla convivente – ha, invece, rilevato che la situazione di fatto percepibile dall’imputato, e per la gravità delle conseguenze fisiche patite dal bambino, evidenti sul suo corpo, e per la reiterazione dei comportamenti violenti realizzati dalla genitrice ai suoi danni, non poteva essere da questi ignorata, neppure quanto al suo prolungarsi nel tempo.
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